Affrontare una diagnosi di tumore al seno è un momento complesso, ma oggi le prospettive di cura e recupero sono più positive che mai. La chirurgia senologica ha compiuto enormi passi avanti grazie all’oncoplastica, che permette interventi sempre più conservativi e personalizzati, capaci di unire sicurezza oncologica e risultati estetici naturali. In questa intervista il Dott. Paolo Orsaria, chirurgo senologo oncoplastico del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, spiega come è cambiato l’approccio alla malattia, l’importanza del lavoro multidisciplinare con fisioterapisti e personale sanitario, e il ruolo fondamentale degli indumenti compressivi nel processo di guarigione fisica ed emotiva. Un dialogo che restituisce fiducia, competenza e una nuova visione di benessere per le donne che affrontano questo percorso.
Quando una donna scopre di avere un tumore al seno, quali sono le prime cose importanti che deve sapere?
Forse la più importante è sapere che la malattia è altamente curabile e che la chirurgia senologica affronta oggi un importante processo di “de-escalation” o ridimensionamento. Questo significa che procedure conservative sono sempre più efficaci ed efficienti nel garantire sicurezza oncologica e qualità di vita. Se da una parte, un adeguato studio morfologico ci supporta nel selezionare la procedura più adatta per salvaguardare l’immagine corporea, dall’altra, i valori e le preferenze delle pazienti sono la base per una “scelta condivisa”. Noi clinici abbiamo il compito di integrare nella pianificazione chirurgica competenze tecniche, anatomiche e multidisciplinari per promuovere un miglioramento continuo dei risultati. La paziente ci indica il risultato atteso, naturale e simmetrico. In poche parole, cura, ricostruzione e cosmesi oggi sono legate da una nuova verticalità che mette al centro vita di relazione e condizioni di salute. Basti pensare alla possibilità di evitare alterazioni morfo-funzionali con una chirurgia monolaterale, o alla scelta di modificare volume, forma o ptosi per migliorare un assetto estetico, e risolvere problematiche funzionali con un “decolletè” più vistoso (mammoplastiche bilaterali). Tutto questo oggi è possibile!
Negli ultimi anni come è cambiato l’approccio alla chirurgia grazie all’oncoplastica?
La chirurgia oncoplastica è uno strumento straordinario per incrementare una scelta conservativa e rispettare l’integrità psicofisica. Vuol dire pianificare, progettare disegnare e condividere per ottenere il massimo risultato estetico e funzionale. Le tecniche ci permettono di valutare la resecabilità dei tessuti rispettando piani anatomici e impianti vascolari, costruendo un vestito su misura adatto ai parametri bio-dimensionali della persona. Proprio come diceva Dippold l’ottico in Spoon River, “Benissimo, faremo gli occhiali così!”. Inoltre attraverso nuove acquisizioni terapeutiche è oggi possibile valutare la biologia e quindi modulare la parte demolitiva attraverso terapie farmacologiche pre-chirurgiche. Questo significa che Il tumore può ridursi o scomparire prima dell’intervento, facilitando un risultato ricostruttivo ottimale. Tutto inizia con una valutazione di volume e forma, in relazione all’estensione di malattia. Ad esempio un seno grande e ptosico offrirà un potenziale conservativo anche per neoplasie estese, perché attraverso quella che definiamo “mammoplastica terapeutica”, è possibile asportare molto tessuto, mantenendo adeguati outcomes estetici e funzionali. Certamente sarà necessario un intervento correttivo con una pessi-riduzione controlaterale, ma questo a fronte di una qualità di vita che negli studi risulta significativamente superiore a quella dei casi sottoposti a mastectomia. Ecco, questa è una scelta che i pazienti devono conoscere, perché se oggi la malattia è altamente curabile, stanno crescendo anche gli standard qualitativi nei risultati a lungo termine. Allo stesso tempo, nei casi di mammella piccola e senza ptosi, se la paziente desidera mantenere il più possibile la propria forma, sarà possibile offrire una chirurgia “a basso impatto”, con il minor numero di cicatrici, anche nascoste, rimodellando la ghiandola o sostituendo il volume resecato con lembi di tessuto trasposti dalla regione toracica (replacement). Pertanto oncoplastica significa mantenimento e ripristino della qualità di vita, basato su una corretta informazione della paziente.
Quanto è importante il lavoro di squadra tra chirurgo, fisioterapista e personale sanitario nel percorso di riabilitazione dopo la chirurgia mammaria?
Questa collaborazione è fondamentale. Nonostante le evoluzioni, la chirurgia senologica ha ancora un impatto sulla funzionalità fisica post-operatoria, potendo compromettere negativamente la qualità di vita. Le pazienti possono sperimentare diverse disfunzioni degli arti superiori tra cui una mobilità limitata della spalla, dolore, parestesia, linfedema e debolezza. Le morbilità possono aumentare in rapporto all’estensione delle procedure e quindi sono tendenzialmente maggiori dopo mastectomia o asportazione radicale dei linfonodi ascellari, specialmente sul lato del braccio dominante. Numerosi studi evidenziano come terapie riabilitative multimodali possono consentire un pieno recupero funzionale, con impatto psicologico e sociale favorevole. Le tematiche in via di definizione sono il tipo di riabilitazione, l’intensità e la tempistica rispetto alla chirurgia, combinando esercizi di resistenza e stretching. Schemi di movimento specifici sono in grado di aumentare la forza muscolare, ma in questa dinamica, una stretta connessione tra chirurgo, fisiatra o fisioterapista è utile per focalizzare i punti critici. Sarà importante standardizzare gli studi e la variabilità dei protocolli per identificare gli interventi più efficaci da attuare precocemente, considerando eventuali complicanze, condizioni di base, motivazione, supporto sociale e aderenza. Le aree di intervento sono molteplici e possono beneficiare anche di terapie cognitivo-comportamentali dirette sintomi complementari come ansia, depressione, disturbi del sonno, affaticamento e sintomi gastrointestinali. È evidente che più momenti riabilitativi, attraverso un progetto personalizzato, possano essere efficaci su una sintomatologia specifica, consentendo un migliore recupero funzionale e psicosociale. Questa visione deve includere valutazione, formazione, rivalutazione e sorveglianza continua per l'identificazione precoce e la gestione delle disabilità in base ad esigenze e preferenze individuali.
Molte donne descrivono gli indumenti compressivi post intervento come un “abbraccio protettivo”: cosa rappresenta, dal suo punto di vista, questo sostegno nel percorso di guarigione fisica ed emotiva?
.png)
Nella mia esperienza gli indumenti compressivi dopo chirurgia oncoplastica, rappresentano uno strumento di recupero fondamentale oltre che una parte determinante del percorso di guarigione. Un reggiseno appositamente progettato assicura prima di tutto funzionalità e comfort dopo un rimodellamento ghiandolare più o meno complesso, mono o bilaterale. Mi accorgo quotidianamente, in un periodo postoperatorio precoce, che questo presidio può proteggere il sito chirurgico da movimenti non necessari riducendo il rischio di complicanze durante la convalescenza. Inoltre nell’ambito di una progettualità estetica con una ridefinizione di forma e volume un supporto compressivo, può migliorare gli outcomes cosmetici favorendo l’adattamento dei tessuti ad un risultato ottimale. Una pressione delicata e costante può favorire un minore accumulo di liquidi, una tensione ridotta delle cicatrici, ma soprattutto una riduzione del dolore in grado di far mobilizzare e dormire meglio le pazienti sottoposte a chirurgia. Anche questo quindi, può essere un supporto importante nell’importante dinamica riabilitativa che accompagna le donne in tutte le fasi della convalescenza.
Ringraziamo il Dott. Paolo Orsaria per aver condiviso con noi la sua preziosa esperienza e visione su un tema tanto delicato quanto centrale per la salute e il benessere delle donne.
Il suo approccio integrato, che unisce competenza chirurgica, attenzione estetica e sensibilità umana, rappresenta un punto di riferimento nel percorso di cura e rinascita dopo il tumore al seno.
Per approfondire ulteriormente queste tematiche, il Dott. Paolo Orsaria ha recentemente pubblicato uno studio scientifico dedicato all’evoluzione della chirurgia oncoplastica e al miglioramento degli esiti funzionali ed estetici.
Leggi l’articolo su PubMed
Dott. Paolo Orsaria, MD, PhD
Oncoplastic Breast Surgeon Consultant
Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – Roma
p.orsaria@policlinicocampus.it
Ti potrebbero interessare:
- La storia di Serena - Lipoelastic.it , la testimonianza di una donna, mamma e moglie che ha affrontato una delle sfide più difficili della vita: scoprire di avere il tumore al seno
- Perché indossare un reggiseno post-operatorio dopo il tumore al seno
- Tatuaggio paramedicale post-mastectomia Francesco Dado - Lipoelastic.it, intervista a Francesco Dado, tatuatore Master Internazionale nel trucco permanente e nella dermopigmentazione paramedicale
- Qual è la differenza tra un reggiseno compressivo e un reggiseno sportivo?
IL TEAM LIPOELASTIC 

